14 febbraio 2008

UN LIBRO SOTTO IL CASTAGNO

La prima lettura sotto il castagno ci viene proposta da un'amica di Michi.
Della serie: non possiamo prenderceli sempre tutti noi gli insulti, mandiamo avanti qualcun'altro.
Partiamo da un classico del giallo, Simenon, padre non solo del Commissario Maigret, ma di un ricco repertorio di piccoli personaggi apparentemente invisibili (L'orologiaio di Everton, Il piccolo libraio di Archangelsk, L'uomo che guardava passare i treni) strappati dal loro microcosmo quotidiano e accompagnati nei risvolti inaspettati della vita dall'abile e inesauribile penna dello scrittore belga.
Da ricordare anche la versione cinematografica del libro, diretta da Claude Chabrol.


Georges Simenon, I fantasmi del cappellaio

“E dal 13 novembre pioveva...
Alle quattro del pomeriggio era già buio da un pezzo, e a certe finestre la luce restava accesa dalla mattina alla sera. E proprio alle quattro, come ogni pomeriggio,il signor Labbè aveva lasciato il retrobottega, dove una serie di teste in legno di tutte le misure stava allineata sugli scaffali, ed era salito su per la scala a chiocciola in fondo alla cappelleria. Arrivato sul pianerottolo, si era fermato per un attimo, tirata fuori di tasca una chiave, aveva aperto la porta della camera per accendere la luce. Forse, prima di girare l'interruttore, era andato alla finestra, le cui tende di grosso merletto, pesanti e polverose, stavano sempre accostate...
Probabile, perchè di solito, prima di accendere, abbassava l' avvolgibile. E lì, dalla finestra, aveva potuto vedere, nella casa di fronte, a pochi metri di distanza, il sarto Kachoudas nel suo laboratorio. La strada era così stretta che sembrava di vivere nella stessa casa. Il laboratorio di Kachoudas si trovava al primo piano, sopra il negozio, e non aveva tende. Ogni minimo particolare della stanza risaltava come un'incisione : i fiori della tappezzeria, i segni lasciati dalle mosche sullo specchio, il gessetto piatto attaccato a una cordicella, i modelli in carta marrone appesi al muro, e lo stesso Kachoudas, seduto a gambe incrociate sul tavolo da lavoro, con a portata di mano una lampadina senza paralume che all'occorrenza lui avvicinava mediante un filo di ferro. La porta in fondo, che dava sulla cucina, era sempre mezza aperta, ma solitamente non abbastanza da lasciar vedere l'interno del locale. Tuttavia s'indovinava la presenza della signora Kachoudas, perchè ogni tanto le labbra del marito si muovevano. Evidentemente i due si parlavano da una camera all'altra mentre lavoravano.”

Frasi brevi, secche ma essenzialmente descrittive ci portano a La Rochelle, piccola cittadina dei Paesi Bassi immersa in una gelida pioggia autunnale. Vicoli stretti, finestre illuminate da luci calde, dietro alle quali si muovono personaggi anonimi che iniziamo a conoscere tramite la ripetitività delle abitudini.
"Laude, il senatore, si tolse la pipa di bocca per domandare, girandosi appena verso il cappellaio: - E tua moglie?- Sempre uguale-
Una routine consolidata da quindici anni (“ Gabriel gli aveva servito il solito aperitivo di un caldo color mogano e lui lo sorseggiava lentamente...) attraverso la straordinaria capacità dell'autore di renderci le esperienze, le emozioni, le follie dei suoi personaggi, attraverso la descrizione di oggetti, di odori e di interni assolutamente "interiorizzati" dai personaggi stessi. Un'unica fusione. Al modo degli incisori e pittori fiamminghi del 500 o dei "Mangiatori di patate" di Van Gogh. Entriamo così nei salotti dai soffitti alti, sentiamo l'odore del cuoio liso delle poltrone, entriamo nelle cucine dalle stufe sempre accese e dalle finestre appannate incorniciate da merletti olandesi.
“Se lo tolse (il cappotto) solo una volta arrivato ai piedi della scala, dove c'era un attaccapanni, e allora vide una lama di luce filtrare da sotto la porta della cucina. La tavola era apparecchiata con un solo coperto: sulla tovaglia bianca c'era una bottiglia di vino chiusa da un tappo d'argento ... Faceva caldo come nel negozio e l'aria aveva la stessa immobilità greve, che avvolgeva gli oggetti conferendo loro un aspetto immutabile, eterno.”
Trovo meravigliosa questa lama di luce.
Rimane un giallo di prima categoria: il cappellaio ed il piccolo sarto.
Sconsigliato sotto l'ombrellone.

Levin

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